12 Febbraio 2019

La resilienza in medicina cinese: fare come l’acqua

Quello di resilienza è un termine relativamente nuovo, ma il concetto è in realtà antico: possiamo parlare infatti di resilienza in medicina cinese

La parola “resilienza” indica in origine (in ingegneria / metallurgia) “la capacità di un materiale di resistere a forze dinamiche, ovvero ad urti, fino a rottura, assorbendo energia con deformazioni elastiche e plastiche”.

In anni relativamente recenti, questo termine è entrato a far parte anche del linguaggio della psicologia. In questo campo, la resilienza indica infatti “la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità”.

Quest’idea di non impattare in maniera dura e “rocciosa” contro gli eventi che ci capitano, ma piuttosto di riorganizzarci e di darci una nuova forma per andare avanti adattandoci alle circostanze è molto diffusa nel pensiero cinese. Anche se può sembrare un accostamento insolito, quindi, parlare di resilienza in medicina cinese è perfettamente naturale.

La resilienza in medicina cinese: i nostri molteplici sistemi di adattamento

Il concetto della risposta positiva a ciò che è traumatico e della resilienza in medicina cinese è così basilare che lo si dà quasi per scontato.
Tutto il nostro organismo, secondo la visione cinese, è costruito infatti da sistemi multipolari in relazione fra di loro, per garantire la massima possibilità di:

  • adattamento ai cambiamenti
  • reazione attiva ai cambiamenti
  • riconfigurazione davanti ai cambiamenti

I concetti base della medicina cinese come lo Yin e lo Yang o i cinque elementi (movimenti / fasi) ci parlano proprio di come tutto ciò che esiste e quindi anche l’essere umano reagisca automaticamente con un cambio di polarità (di qualità, di dinamismo) quando è pericolosamente vicino al punto di rottura. In medicina cinese questo punto di rottura viene chiamato disequilibrio e corrisponde al prevalere netto di una polarità o di un fattore sul resto.

Siccome la vita esiste grazie a un equilibrio dinamico fra molti fattori diversi, quando un aspetto prevale sugli altri e ne impedisce la libera espressione si crea una maggiore staticità: non è più possibile adattarsi al flusso ininterrotto e sempre mutevole delle cose e quindi si sta male.
Quando questo prevalere supera il punto di non ritorno, dopo il quale non può più essere equilibrato, si arriva al punto di rottura. Il ramo si spezza, l’essere umano muore, gli oggetti si rompono.

resilienza in medicina cinese

Resilienza è anche saper cambiare polarità

L’equilibrio Yin/ Yang: la base della resilienza in medicina cinese

Questo meccanismo si comprende bene pensando al concetto di Yin e Yang. Questo binomio infatti esprime l’idea che tutto ciò che esiste appartenga a una qualità di base, che ne definisce caratteristiche, dinamica, evoluzione in relazione con altri aspetti con cui si confronta.

  • si parla di Yang per tutto ciò che è luminoso, caldo, attivo, leggero, sottile / immateriale, capace di trasformare e trasformarsi, sollevare, espandere, resistere…
  • si parla di Yin per tutto ciò che è buio, freddo, quieto, pesante, tangibile / materiale, capace di nutrire e ancorare, tenere in basso, contrarre, cedere…

Per capire meglio, leggi il mio articolo di approfondimento Alle radici della medicina cinese: Yin e Yang

L’idea dietro a questi concetti è che tutto ciò che è Yin una volta arrivato al suo massimo non possa fare altro che trasformarsi in Yang e viceversa: ciò garantisce che nessuna delle due polarità prevarrà sull’altra e preserva quindi l’equilibrio.

L’esempio più semplice è quello del giorno: quando il sole è arrivato al suo apice a mezzogiorno (massimo della luce, del calore, dell’ascesa nel cielo, ecc.) non può fare altro che iniziare a scendere. A mezzanotte, che corrisponde al punto opposto del cerchio della giornata, il buio non può fare altro che iniziare a ritirarsi per lasciare spazio a una nuova alba.

Questi meccanismi sono comuni anche nel nostro organismo e ci mostrano come tutto il nostro equilibrio di base non sia altro che un continuo riconfigurarsi davanti agli stress (in medicina cinese, fattori patogeni) che provengono dall’ambiente, dalle interazioni che abbiamo o da noi stesse.

Il corpo fa di tutto per tenere la temperatura interna attorno ai 37°: si tratta del risultato di un costante bilanciamento dinamico fra Yin (capacità di rinfrescare) e Yang (capacità di riscaldare). Quando però prendiamo molto freddo e questo fattore climatico supera le nostre barriere di protezione, spostando l’intero equilibrio verso lo Yin (raffreddamento eccessivo), ecco che l’organismo pur di evitare il punto di rottura dell’equilibrio rompe la sua stessa regola e innalza la sua temperatura ben oltre i 37° normali (reazione Yang, di riscaldamento), facendo comparire la febbre.

resilienza in medicina cinese

Aggirare gli ostacoli sembra la strada più lunga, ma è l’unica possibile

La resilienza in medicina cinese: l’acqua che scorre attorno alle rocce

Se la resilienza in medicina cinese è osservabile molto chiaramente a livello fisico, quando parliamo dell’aspetto mentale / psicologico / emotivo (Shen) diventa addirittura uno dei capisaldi del pensiero cinese.

Secondo questa visione, infatti, tutto ciò che esiste fa parte di un costante flusso, che è l’insieme di tutte le trasformazioni ed evoluzioni che avvengono nell’esistente e, contemporaneamente, la direzione in cui queste trasformazioni vanno. Questo flusso ininterrotto in cinese è detto Dao (道), “la Via”.

Se vuoi approfondire questo concetto, leggi il mio articolo Il Dao delle emozioni. Lasciar fluire, lasciare scorrere.


La visione cinese della vita, quindi, è quella di un costante ascolto di questo Dao, che ci indica la direzione in cui anche noi dovremmo “scorrere” ed evolverci, cambiando così come fa tutto il resto dell’universo.
Ma come si concilia quest’idea con la nostra visione occidentale? Com’è possibile perseguire obiettivi personali se ciò che dovremmo fare è muoverci con il flusso generale? Dove va a finire la mia volontà?

È proprio qui che entra in gioco il concetto di resilienza in medicina cinese.
Ecco come lo riesco a spiegare io: il flusso dell’esistente (Dao) è come un fiume, che si muove con una direzione specifica. Anche noi quindi viaggiamo in una direzione, ma spesso non ne siamo consapevoli e vediamo solo la meta vicina che ci siamo dati: voglio arrivare fino a quella roccia, a quel gruppo di alghe, a quella riva. Mentre ci muoviamo verso quell’obiettivo, però, spesso subiamo un trauma: andiamo a sbattere contro un sasso, troviamo un ramo che ci sbarra il passaggio o una secca da cui non riusciamo più a uscire, a volte qualcosa che non potevamo vedere perché fuori dal nostro campo visivo impatta violentemente contro di noi, facendoci male.

Secondo la medicina cinese, l’unico modo per procedere è fare come l’acqua: trovare il punto in cui è più facile passare, osservare la realtà per capire qual è la via con meno ostacoli e seguirla, lasciandosi aiutare dal flusso generale… anche quando ci può sembrare il percorso più lungo e meno diretto.

Quando un ostacolo manda in frantumi il nostro obiettivo, lo allontana o sembra bloccarci definitivamente, l’unica via è la resilienza: riorganizzarci, ridefinirci, trasformarci, senza perdere ovviamente la nostra essenza: noi siamo noi e nessun cambiamento potrà mai farci diventare qualcun’altra, così come l’acqua presa dal fiume e messa in una bottiglia rimane sempre la stessa acqua.

resilienza in medicina cinese

L’obiettivo finale è il mare, non il piccolo sasso in primo piano

La resilienza in medicina cinese: alzare lo sguardo dal fondo al mare

Questo significa anche accettare che l’obiettivo che ci siamo date e che in quel momento non riusciamo a raggiungere come e quando volevamo (o che non è proprio possibile raggiungere) non è l’obiettivo finale della nostra vita. Sullo scopo della vita umana si potrebbe discutere ore… ma se lo vogliamo esaminare semplicemente dalla prospettiva cinese, possiamo dire che consiste nel portare avanti la nostra trasformazione, la nostra evoluzione, così come fa qualsiasi essere (vivente e non: farfalle, fiori, stelle, galassie) dell’universo.

Se l’obiettivo del nostro muoverci era un determinato sasso sul fondo del fiume, può essere utile alzare lo sguardo e ricordarci che lo scopo vero di questo scorrere è quello di arrivare al mare.

Resilienza in medicina cinese significa attivare le nostre capacità di trasformazione (Yang) e di coesione (Yin) attorno a ciò che siamo veramente.

Ridefinire gli obiettivi, le modalità e i tempi per raggiungerli è parte di un percorso continuo che costituisce la nostra evoluzione personale e che ci porta a raggiungere mete che nemmeno sapevamo di desiderare, ma che sono tappe fondamentali per la nostra serenità.

La resilienza in medicina cinese è accompagnata quindi dalla pazienza del seme, che resta silenzioso e fiducioso (Yin) nel ventre della terra, senza sapere cosa diventerà, ma che grazie allo stimolo della temperatura e dell’umidità che a primavera cambiano tanto da mutare tutto il suo contesto è in grado di germogliare verso l’alto (Yang), diventando tanto flessibile e resistente (resiliente) da bucare la terra e uscire a vedere il cielo.

Se ti interessa capire meglio questa idea di pazienza, puoi approfondire leggendo il mio articolo La pazienza del seme. Saper attendere il momento giusto senza ansia.

ovulazione in medicina cinese

Praticare la resilienza in medicina cinese

Le vie per scoprire e allenare la nostra resilienza sono tantissime. Il mio consiglio personale è quello di unire pratiche diverse, per:

Francesca Cassini
La medicina cinese al femminile

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