Come sa chi studia medicina cinese, quando si parla di benessere e fisiologia l’accento è sempre posto sul lasciar fluire e, quindi, sulla libertà del flusso – del Qi (“energia”), del Sangue, dei movimenti del corpo, delle emozioni.
Si potrebbe dire che il Dao dell’essere umano (la sua Via, il suo corso spontaneo) sia proprio quello di lasciare scorrere, lasciare avvenire i mutamenti: la stessa cosa vale, sul piano interiore, per il Dao delle emozioni, ossia la loro Via fisiologica e spontanea.
Questo post nasce proprio dal principio di cui parlo: nella mia scaletta mensile oggi avrei dovuto trattare un altro argomento relativo alle emozioni (che ritornerà più avanti, dopo l’estate), ma la testa restava vuota e le parole non volevano mettersi in ordine sullo schermo. Nella mia mente ha iniziato invece a prendere forma un altro tema, che si è concretizzato nel titolo di questo articolo e si è portato dietro tante idee e riflessioni… e quindi ho deciso di seguire il flusso.
Che cos’è il Dao?
Il concetto di Dao, “la Via”, è profondamente radicato nel pensiero cinese. Se per alcune antiche scuole di pensiero significava semplicemente “la strada corretta da percorrere” (quindi quella tracciata dagli antichi, la tradizione), per altri, primi fra tutti i taoisti, questa parola assume una connotazione molto diversa. Con Dao si intende infatti il principio che sta alla base dell’ordine naturale e spontaneo delle cose, l’incessante evoluzione e il continuo mutamento che caratterizza i fenomeni naturali e tutto ciò che è vivo.
Il Dao non è però qualcosa di caotico, perché le trasformazioni e le evoluzioni non avvengono a caso: il ciclo naturale è regolato dall’alternarsi di cui principi opposti, complementari e in continua trasformazione reciproca, lo Yin e lo Yang. In questo modo, nell’idea di Dao convivono due concetti che a noi occidentali moderni sembrano inconciliabili: la spontaneità e la regolarità.
Se guardiamo il mondo naturale, però, l’idea è semplice da capire: per fare un esempio, la regolarità si esprime con il ciclo vitale delle piante, che invariabilmente e inevitabilmente nascono da un seme che genera un germoglio, che cresce verso l’alto, si irrobustisce, fa spuntare foglie, produce frutti che rilasciano il seme da cui può germogliare una nuova pianta… e alla fine del suo ciclo vitale la pianta muore, arricchendo il terreno di sostanze fertili che sosterranno lo sviluppo e la crescita di altre piante.
Dove sta quindi la spontaneità? È nel fatto che nessuno può predire il momento esatto in cui spunterà il germoglio, in che direzione si svilupperà la pianta, che forma o lunghezza avrà ognuna delle sue foglie, in che giorno inizieranno a maturare i suoi frutti o quando esattamente morirà.
Il Dao del seme quindi è quello di svilupparsi in pianta e di compiere il suo ciclo vitale che porterà alla produzione e al nutrimento di altri semi: l’unico modo per portare a compimento la crescita della pianta è lasciar fluire i cambiamenti dal seme all’albero. Il modo in cui ogni singolo seme seguirà il suo Dao è però imprevedibile, perché è legato alla spontaneità con cui il seme, con le sue caratteristiche innate (Jing), risponderà agli stimoli della natura e dell’ambiente.
Se lasciato libero di seguire spontaneamente il suo Dao, il seme non potrà che seguire il corso naturale delle cose ed esprimere le proprie caratteristiche individuali nel farlo.
Se però incontra degli ostacoli o delle costrizioni che ne influenzano il flusso, è anche possibile che non riesca a seguire il suo Dao o che lo faccia parzialmente: un terreno non abbastanza fertile ne limiterà le potenzialità, la mancanza di luce o la troppa luce ne rallenteranno la crescita in modi diversi, caldo o freddo fuori stagione lo danneggeranno o lo faranno morire, una roccia troppo grande e impossibile da spostare lo costringerà a prendere una direzione forzata…
Il Dao delle emozioni: lasciar fluire è la regola
Il pensiero cinese, sempre attento all’osservazione del mondo naturale, ha tracciato fin da subito un collegamento (una “risonanza”) fra l’essere umano e l’universo, considerando il primo un microcosmo che rispecchia il macrocosmo.
Quello che vale per il Dao della natura, quindi, vale anche per il Dao dell’essere umano e, nel nostro caso, anche per il Dao delle emozioni. Se lasciar fluire le cose in base alla regolarità naturale e alla loro spontaneità è la regola base dell’universo, secondo la medicina cinese lo dovrebbe essere anche per noi esseri umani.
Per ritornare all’esempio del seme, tutte noi proviamo inevitabilmente delle emozioni, il cui Dao è quello di comparire, sollecitare dei movimenti energetici, svolgere la loro funzione e scomparire, arricchendo la nostra vita, stimolando il sistema degli organi e dei visceri, permettendoci di costruire relazioni con noi stesse, con gli altri e con l’ambiente, ma senza permanere più del dovuto.
A volte però il Dao spontaneo delle emozioni può essere perturbato da qualcosa che lo ostacola: una situazione esterna che ci costringe a rimanere fisse in un’emozione, un’esperienza che ci predispone a provarne una più delle altre, un’educazione che ci spinge a reprimerle o a non manifestarle o addirittura a non sentirle.
Come un freddo fuori stagione può nuocere alla pianta e arrestare la sua crescita, non seguire il Dao delle emozioni danneggia anche noi. La chiave per ritrovare la nostra spontaneità e, quindi, il nostro benessere, è come sempre lasciar fluire: questo è un percorso fondamentale per chi vuole lavorare sulla propria evoluzione emotiva ed è anche un passo importante per prendersi cura del benessere femminile.
Se l’argomento ti interessa, leggi la seconda parte dell’articolo: Lasciare scorrere le emozioni: il Dao della vita emotiva.
Francesca Cassini
La medicina cinese al femminile