10 Luglio 2018

Perché non riusciamo a vivere nel presente?

Come accade nel caso di tante culture tradizionali, la medicina cinese mette un forte accento sull’idea del vivere nel presente. Questo concetto appartiene anche alla nostra tradizione culturale: la famosa espressione “carpe diem” (che solitamente viene tradotta come “cogli l’attimo” e che ora dà il nome a ristoranti, spa e resort in mezzo mondo) è stata scritta da Orazio nel I secolo a.C., ma già in Grecia i filosofi epicurei invitavano a vivere nel presente, godendo dei piaceri sani e naturali concessi all’uomo.

Dum loquimur, fugerit invidia aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.
Mentre parliamo, già sarà fuggito il tempo invidioso: cogli la giornata, confidando il meno possibile nel domani.
Orazio, Odi, I, 11, 7-8

Nei secoli il tema non è stato abbandonato in Europa, ma è riemerso più volte con sfumature sempre diverse: da Lorenzo il Magnifico nella seconda metà del 1400 (“Quant’è bella giovinezza,/ che si fugge tuttavia!/ Chi vuol esser lieto, sia:/ di doman non c’è certezza”, Il trionfo di Bacco e Arianna) al famosissimo film L’attimo fuggente del 1989 (“Cogli la rosa quando è il momento / che il tempo lo sai vola / e lo stesso fiore che sboccia oggi / domani appassirà”, versi di Robert Herrick, 1648).

Visto che questo sembra essere per noi un tema “caldo”, perché dopo tanta storia e letteratura ci è ancora così difficile vivere nel presente? E quali conseguenze comporta questa difficoltà sul piano del nostro benessere personale e del nostro equilibrio?

Vivere nel presente: differenze fra Oriente e Occidente

Come già detto, la medicina cinese insiste molto sul vivere nel presente come condizione base per il nostro benessere. A noi invece sembra spesso quasi una rinuncia, un privarci della libertà e della possibilità di espanderci in tutte le direzioni temporali.
In effetti, le differenze su questo punto fra Oriente e Occidente sono marcate:

Il cambiamento

  • per la mentalità cinese, tutto è cambiamento. Ogni attimo è diverso dal precedente ed è una goccia in un fiume in continuo movimento, che non solo si sposta e, quindi, occupa un punto continuamente diverso, ma è anche inserita in una rete di relazioni in costante evoluzione con le altre gocce, con le sponde del fiume, con i pesci, con i sassi, ecc. Tutto cambia di momento in momento, ma il fatto che il fiume scorra e che abbia una direzione resta costante: questo dà a chi vive e osserva questa continua evoluzione la solidità e la sicurezza necessarie per vivere con serenità ogni momento di questo flusso, senza cercare di arrestarlo (vivere nel passato) o anticiparlo (vivere nel futuro).
  • per la mentalità occidentale, il cambiamento è destabilizzante e negativo. Vedere che la realtà si trasforma, che il nostro corpo muta, che i rapporti con le persone non sono più gli stessi, che la società evolve… ci dà un senso di vertigine e di incertezza, come se ci mancasse il terreno sotto i piedi. Se la vita è un fiume, a noi viene spontaneo pensare di bloccare la nostra goccia contro una solida roccia, cercando di evitare di scorrere via assieme a tutto il resto, pervasi da un sentimento di malinconia e/o tristezza nel guardare le altre gocce che scivolano via con la corrente. Oppure tentiamo di decidere esattamente in che direzione muoverci e quando, sforzandoci di resistere alla corrente e maledicendo i mille ostacoli che ci si parano davanti e che ci richiedono tantissima fatica per essere aggirati allo scopo di arrivare “dove vogliamo andare noi”.

vivere nel presente

La spontaneità

  • per la mentalità cinese, dal momento che la natura del fiume di cui siamo parte è fluire e, quindi, lo è anche la nostra, il modo naturale di muoversi nella vita è quello di seguire la spontaneità degli eventi (il Dao), dando così l’occasione alle cose di manifestarsi. Le “cose” comprendono non solo gli eventi esterni, ma anche le nostre vere potenzialità, i nostri veri desideri, le nostre vere attitudini, il nostro vero “scopo” (o i nostri veri scopi) nella vita. Questo è possibile solo se il nostro cuore è “vuoto”, ossia se non è riempito da mille pensieri turbinanti, da mille emozioni trattenute o rivissute di continuo o represse, da mille schemi mentali già installati in partenza su chi siamo e cosa vogliamo.
    Spontaneità significa quindi non forzare il corso delle cose, non intervenire di continuo, ma osservare attentamente ciò che succede attorno a noi (il divenire, il Dao) e muoversi nel momento giusto e nella direzione più naturale e armonica per seguire la nostra strada all’interno del flusso generale (“carpe diem” o il concetto greco di Kairos).
    Per fare un esempio comprensibile a tutte, come sa chi ama impastare la ciotola dove metto l’impasto a lievitare dev’essere pulita e vuota: se metto dentro qualcos’altro la lievitazione non potrà avvenire. Allo stesso tempo, c’è bisogno di tempo e di quiete perché questa avvenga: se prendo di continuo in mano l’impasto, lo tocco, lo cambio di posizione, semplicemente la lievitazione non avverrà. E sarà un caso che gli impasti fatti con i lieviti chimici sono molto più difficili da digerire di quelli preparati con il lievito madre o con una lievitazione lunga?
  • per la mentalità occidentale, al centro della vita umana stanno la volontà e l’azione: lasciare che qualcosa accada in modo naturale e spontaneo (quindi non quando ho deciso IO e come ho deciso IO e dove ho deciso IO) ci sembra un atto di rinuncia e di svalutazione di noi stesse. La vita è una lotta o una corsa per arrivare alla meta che abbiamo deciso noi: già sappiamo fin dall’inizio che il percorso sarà duro e pieno di ostacoli e che “non si ha niente per niente”, perché “tutto ha un prezzo”, quindi bisogna puntare sulla forza di volontà. In questo percorso lineare e definito fin da principio, ogni deviazione o cambiamento di rotta, ogni scelta di lasciare un obiettivo senza averlo raggiunto per perseguirne uno nuovo ci sembra una sconfitta.
    Il corso naturale delle cose è un qualcosa con cui lottare per arrivare alla nostra futura meta, che guida le nostre azioni in ogni momento: l’obiettivo è il futuro, non il presente.


Tempo circolare / tempo lineare

  • per il pensiero cinese, il tempo è ciclico: giorno e notte, fasi lunari, avvicendarsi delle stagioni, ciclo mestruale, vita delle piante (in cui il seme è sia l’inizio che la fine del processo), ciclo dell’acqua… sono tutte espressioni del continuo movimento del qi (“energia”, la sostanza base di tutto ciò che esiste) fra le due polarità opposte e complementari dello yin e dello yang. Anche se per noi esseri umani la vita ha un inizio e una fine (quindi in questo senso è lineare), tutto ciò che la compone è ciclico: vivere nel presente significa riconoscere e vivere appieno ogni singolo ciclo e le sue fasi, apprezzandone il significato e la bellezza.
    Alcune fasi sono più yang (attive, dinamiche, con effetti visibili anche all’esterno), altre più yin (riflessive / ricettive, di pausa e quiete, con effetti visibili solo all’interno): tutte sono indispensabili per il benessere del singolo individuo nel presente, per l’evoluzione della sua vita, per l’equilibrio di ciò che esiste. Stare nella fase in corso è vivere nel presente, muovendosi verso il proprio futuro dal proprio passato.
  • per il pensiero occidentale, il tempo è lineare: non solo il singolo individuo, ma tutto ciò che esiste si muove allo stesso modo ininterrottamente in avanti, lungo una linea retta. Gli stalli, le deviazioni, i movimenti a zig zag, le curve sono viste come deviazioni dal percorso, che fanno perdere tempo e portano lontani dalla meta.

vivere nel presente


Una mente o cinque shen?

  • nella visione cinese, l’aspetto psichico / mentale / emotivo / spirituale dell’essere umano è definito da una parola sola: shen. Questo significa che non ci sono differenze di importanza e di “peso” fra pensiero, emozioni, sensazioni, sogni, ricerca spirituale, conscio e inconscio.
    Lo shen, però, è composto da cinque diverse componenti (i cinque shen) con caratteristiche e funzioni diverse fra loro, la cui continua interazione e coordinazione dà vita al nostro sé completo. Questo significa: a) che a livello “sottile” non siamo un qualcosa di granitico, ma siamo comunque un microcosmo con istanze e caratteristiche diverse b) per avere benessere e salute è necessario che queste cinque componenti siano in equilibrio, senza che nessuna prevalga sull’altra.
    Fra i cinque shen, uno (detto shen per antonomasia e connesso al cuore) si occupa soprattutto di coordinare, unificare, tenere insieme i diversi aspetti, mentre gli altri quattro esprimono modalità specifiche di pensare, sentire, emozionarsi, entrare in contatto, percepire – esistere. Lo hun (connesso al fegato) è legato a sogno e progettazione, intuizione e creatività: ci proietta fuori di noi e verso il futuro. Il po (connesso al polmone) è legato alla percezione delle sensazioni, alla reattività istintiva, all’autodifesa dai pericoli immediati: ci tiene connessi al corpo e al presente. Lo yi (connesso alla milza) è il pensiero razionale (elaborazione di ciò che viviamo e sentiamo), ma anche il proposito, l’intenzione che mettiamo in quello che facciamo: in questo secondo senso soprattutto è mirato sulla breve e brevissima distanza, perché si indirizza al qui e ora in cui l’azione deve avvenire. Lo zhi (connesso al rene) è la volontà – in primis quella di vivere, ma anche quella di rendere reali i progetti / sogni dello hun e il proposito / intenzione dello yi.
  • nella visione occidentale, la mente è la componente più importante: con questa parola, si identifica il pensiero razionale, caratterizzato da elaborazione, programmazione, volontà. Emozioni, sogni, spinte spirituali nel sentire comune sono un “livello sottostante” che deve essere controllato razionalmente grazie alla forza di volontà e indirizzato al raggiungimento dello scopo che ci siamo prefisse razionalmente.
    La contrapposizione fra dovere e piacere, fra ciò che mi piace e ciò che mi è utile, fra ciò che sogno e ciò che invece è giusto fare nella realtà caratterizza la vita di molte persone.

Se mettiamo insieme tutti questi aspetti, vediamo bene da dove nasce la nostra difficoltà a vivere nel presente: si tratta di una conseguenza diretta del nostro modo di intendere la vita e di osservare il mondo.
La medicina cinese ci può venire in aiuto per analizzare questa difficoltà e per capire come lavorare sul nostro equilibrio: per capire come, leggi la seconda parte dell’articolo Il pensiero nel futuro… o vivere il presente?

Francesca Cassini
La medicina cinese al femminile

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