Articolo originale pubblicato sul blog del Centro Eliodoro
Come due facce della stessa medaglia, però, questi aspetti sono inscindibili l’uno dall’altro: senza la mente/anima (in cinese, Shen) la nostra parte fisica sarebbe viva solo in senso vegetativo; senza la componente corporea, non ci sarebbe nulla a tenere unite le diverse sfaccettature del nostro shen e, quindi, noi non esisteremmo.
Corpo e mente: una relazione inscindibile
Ad esempio, al Fegato (collegato all’elemento Legno e caratterizzato dal movimento di espansione ed esternalizzazione) corrisponde lo Hun, una parte del nostro mentale legata all’intraprendenza, alla progettualità, al sogno (diurno e notturno), alla relazione con ciò che è altro da noi; l’emozione corrispondente è la rabbia, che ci spinge a “lanciarci” contro gli altri in modo impulsivo.
La relazione, come sempre in medicina cinese, è biunivoca:
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la componente Shen influenza il funzionamento dell’organo corrispondente, che ne è la controparte materiale. Ad esempio, la repressione della rabbia o la frustrazione dei propri sogni hanno un impatto negativo sulle funzioni energetiche del Fegato (anche da noi si dice “mi sono fatto il fegato marcio”, “mi rodo il fegato”…). Questo corrisponde a quello che, a partire dal Novecento, la medicina occidentale ha definito come “disturbi psicosomatici”;
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anche il funzionamento dell’organo ha un impatto sullo Shen, che ne è la controparte sottile: ad esempio, se il Qi (“energia”) del Fegato non fluisce scorrevolmente o se nel sistema del Fegato si crea una situazione di Calore, si presenteranno nervosismo, irritabilità o addirittura scoppi di rabbia ingiustificati. L’altra faccia della psicosomatica è la “somatopsichica”…
Ad esempio, trascurare i bisogni del corpo, trattandolo come “macchina da lavoro”, ha dei riflessi negativi anche sulla nostra parte mentale ed emotiva.
Viceversa, prestare attenzione solo ai bisogni materiali senza ascoltare le nostre emozioni e la nostra interiorità può portare a lungo andare anche a disturbi sul piano fisico.
